Esci dal ruolo di vittima-carnefice-salvatore per creare relazioni sane e positive
- 12 Aprile 2023
- Paola Gallelli
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Hai mai avuto l’impressione di essere intrappolato in schemi ripetitivi all’interno delle tue relazioni e che sembrano non avere via d’uscita? Ti senti costantemente sotto pressione, in balia delle emozioni e del comportamento dell’altra persona?
Se la risposta è sì, allora sei nel posto giusto.
Le relazioni, vissute in modo disfunzionale, sono dolorose e possono essere difficili da gestire. Spesso, quando ci troviamo in queste situazioni, tendiamo a ripetere schemi negativi che ci portano solo a sofferenza. Ma c’è una luce in fondo al tunnel!

Cos’è il triangolo disfunzionale di Karpman
Il triangolo disfunzionale di Karpman è un modello psicologico che descrive tre ruoli interconnessi: la vittima, il carnefice e il salvatore. La vittima si sente impotente e dipendente dagli altri, il carnefice è critico e giudicante, mentre il salvatore cerca di risolvere i problemi degli altri. Questi ruoli non sono statici e possono scambiarsi a seconda delle situazioni.
Ad esempio…
Immagina una situazione in cui un amico ti racconta dei suoi problemi al lavoro. Inizialmente, ti senti compassionevole e provi a consigliarlo (ruolo di salvatore).
Tuttavia, il tuo amico non segue il tuo consiglio e continua a lamentarsi.
In questo momento, inizi a sentirti frustrato e critico (ruolo di carnefice) e gli dici che dovrebbe smettere di lamentarsi e fare qualcosa per risolvere i suoi problemi.
Il tuo amico si sente quindi giudicato e ferito e diventa molto emotivo (ruolo di vittima), accusandoti di essere insensibile e di non capire la sua situazione.
In questo esempio, abbiamo visto come i ruoli del triangolo disfunzionale possono scambiarsi rapidamente all’interno di una singola situazione.
Quando l’altro diventa uno specchio
Le dinamiche del triangolo disfunzionale in realtà non si limitano soltanto alle relazioni con gli altri, ma si riflettono anche nella relazione che noi abbiamo con noi stessi.
Anzi, ti dirò di più: quello che viviamo “fuori”, è solo un riflesso di ciò che viviamo già “dentro”.Che cosa significa?
Ciò che conosciamo e sperimentiamo attraverso la relazione con gli altri non è altro che un riflesso di dinamiche già vissute interiormente, che ci sono familiari fin dalla tenera età.
La nostra mente infatti è divisa in diverse parti, come il bambino interiore e il super-ego, che a loro volta possono interagire con le dinamiche di vittima, carnefice e salvatore a seconda di come siamo cresciuti.
Il bambino interiore rappresenta il nostro lato emotivo, vulnerabile e dipendente, che a volte può sentirsi impotente e diventare la vittima. Ad esempio, se ci sentiamo sopraffatti dal lavoro o dalle relazioni, potremmo iniziare a sentirci vittime della situazione, senza trovare soluzioni per migliorare la nostra condizione.

Ad esempio, il bambino interiore può diventare il salvatore quando ci concediamo del tempo per coccolarci e prenderci cura di noi stessi, mentre il super-ego può diventare il salvatore quando ci incoraggia a perseguire i nostri obiettivi e a migliorare noi stessi.
Nei prossimi paragrafi quindi approfondiremo ancor meglio le 3 personalità di vittima, carnefice e salvatore, da dove hanno origine e come si manifestano, così da poter iniziare a fare un lavoro di auto analisi iniziando a spezzare le dinamiche disfunzionali dentro e fuori di noi.ç
Il ruolo della vittima
Questa personalità si sviluppa intorno ai 2-3 anni di vita, quando il bambino si trova nella fase del “no”. Se gli viene negato questo impulso, ad esempio attraverso la costrizione a dire di sì anche quando vorrebbe dire il contrario, ecco che la personalità di vittima inizia a formarsi. Da adulto, chi assume questo ruolo ha difficoltà a mettere barriere e a dire di no, manca di disciplina e ha una personalità debole che porta a bassa autostima.
In una relazione, la persona con questa personalità può assumere il compito del servo, lasciandosi dominare e sottomettere dall’altro. Inoltre, può covare sentimenti di rancore e vendetta, anche se spesso inconsci. Non assume responsabilità verso se stessa e i propri bisogni, e non sa amarsi. L’emozione dominante di chi ha questa personalità è il senso di colpa, che spesso è ingiustificato e auto-inflitto.
D’altro canto, la vittima si identifica con il proprio bambino interiore e si trova alla mercé del superego, ovvero una sorta di coscienza morale interiore che gli impone limiti e restrizioni. Questo accade perché la vittima non si è ribellata ai propri genitori da piccola e di conseguenza non contrasta minimamente il proprio superego da adulta.

La soluzione:
La paura e allo stesso tempo il bisogno più grande della persona con la personalità della vittima è quello di diventare forte e autonomo, di imparare a prendersi cura di se stessa e di assumersi le proprie responsabilità.
Per fare ciò, deve innanzitutto uscire dal ruolo di vittima: la persona che assume i tratti del carnefice in realtà è soltanto uno specchio del suo super ego. Dal confronto con questa persona possono derivare molti cambiamenti positivi perché è proprio da lì che la vittima si riprende il suo potere.
Lavorando sulla sua autostima, la persona inizia a porre dei limiti, dire di no quando necessario, affrontare la paura di deludere e i sensi di colpa.
Il ruolo del carnefice
La personalità del carnefice è il risultato di un processo che si sviluppa nei primi anni di vita, precisamente tra i 3 e i 6 anni, quando il bambino si trova nella fase del “sì”.
Durante questo periodo, il bambino inizia a esplorare il proprio piacere sessuale, ma se i genitori pongono limiti al bambino e gli dicono “no”, il suo piacere viene negato e castrato.
Da adulto, quella persona avrà difficoltà a concedersi il piacere come energia primaria che si fa sentire nel corpo, il che gli impedisce di realizzare ciò che desidera, come un buon pasto, un bagno caldo o un approccio amoroso.
Per affermare se stesso, il carnefice deve dire di “no” agli altri e lottare contro di loro.
Indossa una maschera che lo fa apparire come una persona decisa, pronta, esuberante e sicura di sé, assumendo il ruolo di padrone nelle relazioni. Tuttavia, ciò che più teme è che gli altri lo prevarichino, proprio come i suoi genitori hanno fatto in passato.

La soluzione:
Per uscire da questo ruolo, il carnefice ha bisogno di essere meno giudicante e osservare di più, aprendosi all’altro. È importante che ammetta di non essere perfetto e che impari ad essere vulnerabile, lasciando che l’altro faccia qualcosa per lui, mettendosi da parte. In questo modo, il carnefice può imparare ad ascoltare le esigenze degli altri e a rispettare i loro punti di vista, ristabilendo equilibrio nelle proprie relazioni.
Il ruolo del salvatore
Il ruolo del salvatore ha origine quando il ruolo del genitore e del bambino si capovolgono: il genitore diventa il piccolo e il bambino diventa il grande. In questa situazione, il genitore non impone nulla, è permissivo e avvalla qualsiasi comportamento del bambino, attenuando la sua incapacità di svolgere il ruolo di guida.
Da questo tipo di genitore-vittima, nasce la personalità del salvatore interiore. Il bambino non è in grado di affrontare la verità e quindi mente a se stesso per non vedere le cose per quello che sono.
Da adulto, il salvatore si presenta come una persona comprensiva che si mette nei panni dell’altro. È un mediatore che evita i cambiamenti che potrebbero nascere dal confronto. Nella dinamica tra il bambino interiore e il super ego, il salvatore si schiera di volta in volta con l’elemento più debole.

La soluzione
La soluzione per uscire dalla dinamica del “salvatore” è quella di non intervenire attivamente, ma di osservare senza cadere nel tranello di parteggiare emotivamente per la persona coinvolta.
È importante rimanere neutrale e lasciar andare l’auto-immagine del benefattore, cioè quella tendenza a voler aiutare gli altri a tutti i costi per sentirsi valorizzati o importanti. Invece, è necessario lasciare che l’altro affronti il proprio destino, sentirsi impotenti nel cambiare l’altro e aiutarlo solo se richiesto. Questo permetterà di rompere la dinamica del “salvatore” e di favorire una relazione più equilibrata e autentica con gli altri.
Conclusioni
In sintesi, se sei alla ricerca di relazioni sane e soddisfacenti, è fondamentale comprendere il triangolo disfunzionale di Karpman. Questo modello rappresenta uno strumento utile per individuare le dinamiche negative e distruttive che possono insinuarsi nelle relazioni, rendendole tossiche e dannose.
Quindi, se vuoi evitare di cadere in queste dinamiche negative, prendi in considerazione il triangolo di Karpman, impara a riconoscere le tue tendenze e applica i consigli che ti ho suggerito. Inizia oggi stesso a lavorare sulla tua consapevolezza e trasforma le tue relazioni in qualcosa di veramente speciale!